venerdì 26 giugno 2009

Brebemi: “Un progetto inutile e devastante”

da Legambiente

Il CIPE ha dato parere favorevole al finanziamento della Brebemi, autostrada 'spacciata' come opera accessoria all'Expo del 2015 sebbene non abbia alcuna reale connessione con questo importante evento. “Questa opera fa il paio con il ponte sullo stretto di Messina, visto che non ne è ancora stata dimostrata l’utilità – dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - Infatti al di là di affermazioni propagandistiche, non esiste una stima affidabile sui flussi di traffico che la utilizzeranno, considerando la concorrenza della vicina autostrada A4 ampliata a 4 corsie”.

In questa prospettiva la Brebemi rischia di essere in perenne deficit in quanto essa potrebbe assorbire solo una parte dei flussi di traffico dalla A4, mentre il grosso, nella tratta Palazzolo – Milano, ben difficilmente si sposterà sulla BreBeMi, considerato che la quarta corsia tra Milano e Bergamo ne ha molto migliorato la percorribilità. Ma continua ad essere rimosso il vero problema: l’attraversamento di Milano. La tangenziale a nord è sempre più intasata ed i tempi di percorrenza di questo breve tratto superano l’ora. Sarebbe più razionale puntare sulla Pedemontana Bergamo Varese per decongestionare l’area nord di Milano impedendo il passaggio obbligato dal capoluogo dei flussi di traffico diretti alla Brianza e al Varesotto.

“Il Project financing di BreBeMi si basa esclusivamente su garanzie pubbliche – rileva Dario Balotta, esperto di trasporti di Legambiente - Con le poche risorse pubbliche disponibili più che inseguire sogni costosissimi sarebbe prioritario puntare sul quadruplicamento ferroviario Treviglio-Brescia-Verona”.

Tra le gravi tare del progetto inoltre, vi è la carenza di una vera valutazione di impatto ambientale, a fronte di gravissimi e certi danni che la Brebemi arrecherà al territorio agricolo e ai parchi.

mercoledì 24 giugno 2009

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lunedì 15 giugno 2009

Idroclean : verifica della sicurezza e nessun ampliamento

Domenica mattina , verso le 9.30 , si è registrata una esplosione all’interno dell’Idroclean di via dell'Industria, a Casirate d’Adda , un’ azienda specializzata nel recupero di acque reflue. L’esplosione sarebbe dovuta alla miscela fra ossigeno e metano formatasi all’interno di un depuratore ecologico costituito da una vasca con capacità di mille metri cubi che funziona ad ossigeno, alla quale è abbinato un bruciatore a metano. La forza dello scoppio ha rotto vetri e altre apparecchiature presenti all'interno dell'azienda oltre alle lastre di cemento che proteggono la vasca . L’esplosione ha messo in allarme molti residenti di Casirate , rimandando al recente passato in cui l’azienda , per molti anni , ha causato molestie e problemi ai cittadini. Molti di questi problemi sembravano essere risolti ma la gravità di questo incidente , che poteva avere conseguenze gravi riporta al centro dell’attenzione lo stato di sicurezza dell’impianto e della gestione stessa dell’impianto. Sappiamo che Idroclean è intenzionata a chiedere un forte ampliamento dell’attuale sito produttivo . Avevamo espresso a tal riguardo forti perplessità sia per la posizione dell’impianto a ridosso di altre unità produttive oltre che del paese stesso di Casirate , ed anche per la pericolosità ed il forte impatto ambientale delle attività dell’azienda . Queste criticità sembrano purtroppo esser confermate da questo incidente , che per fortunata causalità , non sembra aver causato danni alla popolazione ed al territorio .

Senza creare allarmismi , riteniamo che si debbano innanzitutto verificare appieno le caratteristiche di sicurezza dell’impianto ed il loro pieno rispetto durante le fasi di gestione e manutenzione e procedere ad una trasparente inchiesta per mettere pienamente in luce le cause dell’incidente .

In quanto alla richiesta d’ampliamento , nel caso fosse ufficializzata , ci opporremo nei modi e nelle sedi opportune .

Il Presidente del Circolo : Arturo Giudicatti

Per il Direttivo Regionale : Patrizio Dolcini

giovedì 4 giugno 2009

Acqua dal rubinetto o in bottiglia?


L'ultimo intervento di Enrico Pisoni-candidato dei Verdi per la provincia di Bergamo nel collegio di Treviglio-Castel Rozzone-prima del silenzio elettorale.

Bere l’acqua dal rubinetto è economico, comodo ed ecologico: costa meno dell’acqua in bottiglia, non si devono portare pesanti confezioni in casa ed è meno inquinante, sia in termini di utilizzo di bottiglie di plastica/vetro, sia in termini di trasporto delle acque, che spesso viaggiano su gomma. Ma se siamo i più grandi consumatori di acqua in bottiglia in Europa è perché l’acqua del rubinetto non ci sembra abbastanza sicura. Tradotto in termini scientifici, significa indagare la potabilità e la qualità dell’acqua. Nel caso di Treviglio, alla luce delle recenti questioni sul cromo esavalente, questi interrogativi sono ancora più rilevanti, ma devono essere affrontati in modo serio e scientifico, senza pregiudizi di parte.
Il primo punto da considerare è la potabilità dell’acqua. La legge italiana definisce l’acqua come potabile quando il cromo totale (tra cui l’esavalente) ha concentrazione minore di 50 microgrammi/litro; a Treviglio siamo a 25 microgrammi/litro, ma di cromo esavalente. L’altra norma di riferimento, che è l’unica relativa specificatamente al cromo esavalente, si riferisce però alle bonifiche e fissa a 5 microgrammi/litro il limite oltre il quale è necessario intervenire.
Insomma, a conti fatti, l’acqua di Treviglio è potabile perché rispetta i valori previsti dalla legge.
Ma siamo sicuri che questi valori garantiscano la qualità dell’acqua?
Ecco il secondo punto da considerare. Per riuscire ad approfondire questo aspetto, Legambiente e una delegazione di amministratori locali e di rappresentanti della società civile - di tra cui anche io - è stata al parlamento europeo per avere delucidazioni sul caso, dall’onorevole Monica Frassoni, capogruppo dei Verdi europei. Da lei abbiamo ottenuto che venga presentata un’interpellanza alla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo per chiedere se ritiene che l´Italia rispetti pienamente l´obbligo di tutela della salute previsto dalla Direttiva Europea 98/83. Questa richiesta è diventata ancora più importante a fronte dei risultati di un recente studio americano sulla cancerogenicità del cromo esavalente.
In definitiva l’acqua di Treviglio può essere bevuta, essendo potabile, ma nel contempo non è di particolare qualità, provenendo da una falda contaminata da cromo.
La situazione si è però ora sbloccata: qualche settimana fa la Regione (a seguito di ripetute richieste da parte del comune di Treviglio) ha autorizzato il comune stesso ad approfondire i pozzi cittadini. Questo permetterà di raggiungere una falda non contaminata e quindi di estrarre acqua potabile e di qualità. Come consigliere provinciale mi impegnerò a vigilare in maniera seria e puntuale in modo che i tempi per l’autorizzazione e realizzazione di questi interventi siano brevi. E a far sì che i temi ambientali vengano affrontati con la necessaria scientificità.