L'Eco di BergamoLa Commissione: nel piano 2,6 milioni oltre a quelli della Giunta. Stralciata una cava di Calcinate, quella di Dalmine e ridotta Caravaggio. Ma i metri cubi aumentano ad ogni passaggio istituzionale.
Alla fine la VI commissione regionale (Ambiente e protezione civile) porta in dote al Piano cave provinciale circa 2,6 milioni di metri cubi in più per sabbia e ghiaia - che si aggiungono ai 5 milioni e 375 mila che avevano già ricevuto il via libera della Giunta presieduta da Roberto Formigoni - e due novità: niente più ambito a Calcinate , e volumi ridotti a Caravaggio . In totale, quindi, i cavatori bergamaschi potranno contare su circa 56.675.000 di materiale estraibile (spalmati su una quarantina di ambiti e sui dieci anni di validità del programma), 7 milioni e 975 mila in più di quelli che la Provincia aveva deliberato col suo atto pianificatorio nel 2004.
Terminate le audizioni iniziate nel novembre scorso (passate al vaglio circa 60 osservazioni di enti locali, cavatori e associazioni), la commissione presieduta dall'azzurro Stefano Maullu ha chiuso il suo iter, confezionando la proposta che arriverà, dopo la pausa estiva, sui banchi del Consiglio regionale per l'approvazione definitiva. Intanto al voto di ieri non hanno partecipato i rappresentanti di Ds, Margherita e Verdi - in dissenso con l'aumento delle volumetrie e col metodo adottato («non è stata rispettata la normativa europea che impone la Valutazione ambientale strategica», sostengono) -, mentre si è astenuto il consigliere di Forza Italia Marcello Raimondi.
Tra le modifiche principali uscite dalla Commissione, lo stralcio delle cave di Dalmine e Calcinate (ma il milione di metri cubi di quest'ultima verrà ricollocato in altri territori), la riduzione di un milione di metri cubi a Caravaggio (che riporta i volumi alle previsioni della Provincia di 2 milioni di metri cubi), di 500 mila a Boltiere e Antegnate , l'aggiunta di prescrizioni su alcuni siti, come quello di Onore . Tra i «più» e i «meno», comunque, il Piano risulterebbe ampliato di altri 2,6 milioni di metri cubi per sabbia e ghiaia, la voce principale dell'attività estrattiva. Tutti contenti? Pare proprio di no. Il Piano cave rischia infatti di fare la fine della coperta di Linus. Troppo corta dal punto di vista dei cavatori, che avevano chiesto almeno il doppio (altri 5 milioni di metri cubi oltre a quelli già messi dalla Giunta regionale) e troppo lunga per il centrosinistra e gli ambientalisti.
"Se le cifre sono queste – commenta a caldo Giacomo Pesenti, delegato provinciale dell'Anepla (Associazione nazionale estrattori e produttori lapidei) – decisamente non ci siamo. Non solo i quantitativi non sono nemmeno in linea con quelli del vecchio Piano, scaduto nel 2000. Ma i ritardi dell'iter hanno già determinato il consumo di molte riserve. Visto che la partita non è ancora conclusa, ci auguriamo almeno che il Piano arrivi quanto prima in Consiglio regionale".
I nuovi volumi sono però una doccia fredda anche per la Provincia (che ha sempre difeso i numeri del suo Piano, definito equilibrato, e si è sempre detta contro qualsiasi ampliamento) e il centrosinistra, critico sulla procedura seguita. In Consiglio regionale - dove i Verdi annunciano già la presentazione di alcuni emendamenti - si prepara quindi un passaggio movimentato. "Ds, Margherita e Verdi – concordano i consiglieri Beppe Benigni, Battista Bonfanti e Marcello Saponaro – non hanno partecipato al voto in Commissione, perché la normativa europea che impone la Vas (Valutazione ambientale strategica), non è stata rispettata". Accusa rispedita al mittente dall'assessore regionale all'Ambiente (nonché consigliere provinciale) Marco Pagnoncelli: "Non c'è nessuna violazione, dato che il procedimento del Piano cave bergamasco è stato avviato prima dell'entrata in vigore della normativa comunitaria".
Ma secondo Ds e Margherita ci sarebbe stato anche un difetto nei rapporti con gli enti locali. Fa presente il diellino Bonfanti: "Da qualche tempo Giunta e Commissione regionali hanno l'abitudine di inserire nuovi ambiti di escavazione senza sentire l'amministrazione provinciale. Una procedura scorretta, perché limita le competenze di programmazione dell'ente provinciale". Per questo anche il diessino Benigni si augura "una nuova normativa regionale che, una volta definiti i fabbisogni, renda protagonisti gli enti locali nella localizzazione delle cave".
Dal verde Saponaro, quindi, l'appello a "Provincia e Comuni che vogliono tutelare il territorio a far sentire la propria voce. Il Piano si gonfia di milioni di metri cubi ad ogni passaggio istituzionale, addirittura con nuovi ambiti inseriti dalla Giunta (Antegnate e Casirate d'Adda ) e dalla Commissione (Torre Pallavicina )". Per il centrosinistra, infatti, «"onostante le migliorie ottenute, il Piano tutela più l'interesse dei cavatori che quello generale".
Se gli scontenti restano, c'è però da dire che dopo un'istruttoria durata oltre tre anni, il Piano uscito dalla Commissione costituisce un primo punto fermo. Oltre ai 56.675.000 metri cubi di sabbia e ghiaia (con 9.925.000 di riserve residue), sono previsti 650 mila metri cubi di argille (50 mila di riserve), 28.300.000 di calcari e dolomie, contro i 26.150.000 previsti dalla Provincia (52 milioni e 900 mila di riserve, contro i 46 milioni e 650 mila), 889 mila di pietre ornamentali, contro 1 milione e 453 mila (1.988.000 di riserve contro 2 milioni e 155 mila), 700 mila metri cubi di materiali dalle cave di recupero, contro il milione e 195 mila previsto da via Tasso.
Benedetta Ravizza
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