mercoledì 8 aprile 2009

Bonifica falda di Treviglio

Monica Frassoni, Presidente dei Verdi/ALE al Parlamento europeo, ha presentato oggi un'interrogazione scritta alla Commissione europea sulla bonifica delle acque di falda dell'acquedotto di Treviglio in Lombardia. "La falda ha subito negli ultimi decenni la contaminazione da parte di varie sostanze. In particolare vi è stato a partire del 2000 un inquinamento da Cromo VI provocato dalla società Castelcrom di Ciserano." - si legge nell'interrogazione -"Con la cessazione delle attività produttive della Castelcrom è stata avviata la bonifica, tramite diluizione delle falde inquinate. Falde che alimentano la rete di acqua potabile del comune di Treviglio. I valori di Cromo VI sono stati così abbattuti fino a raggiungere una concentrazione di 25 microgrammi/litro, valore che la regione Lombardia ha considerato soddisfacente e che quindi ha condotto alla decisione di interrompere le attività di bonifica nonostante la legislazione in materia (legge nazionale in materia di bonifiche DM 471/1999 e D.Lgs 152/2006) fissi una "soglia di contaminazione" per il cromo VI a 5 microgrammi/Litro".
La Direttiva europea 98/83 relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano fissa dei limiti rispetto ad alcune sostanze inquinanti. Gli Stati membri stabiliscono poi i valori parametrici che devono corrispondere almeno ai valori previsti dalla direttiva.
Per il cromo (III e VI) il limite di legge in acqua potabile è fissato con decreto legislativo 31/2001 in 50 microgrammi/litro.
Monica Frassoni ha quindi chiesto alla Commissione europea se ritiene che l'Italia, tenuto conto della possibilità per gli Stati membri di fissare dei livelli di contaminazione più stringenti rispetto ai valori fissati della direttiva 98/83, e avendo l'Italia riconosciuto nella sua legislazione in materia di bonifica che un valore di Cromo VI pari a 5 microgrammi/litro sia da considerarsi sufficiente per attuare interventi di bonifica", non rispetti pienamente l'obbligo di tutela della salute previsto dalla Direttiva 98/'83 mantenendo nella sua normativa nazionale di recepimento un valore che, seppur in linea con quanto fissato a livello europeo, supera quanto ritiene in altra legislazione nazionale come livello di soglia di contaminazione.

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